sabato 26 febbraio 2011

Cocotte in crosta con sorpresa

Spero di essere ancora in tempo, finalmente oggi a pranzo sono riuscita a cucinare la mia cocotte per il ricco contest di Imma Tutto in cocotte, è stato un esperimento e devo dire, fortunatamente, riuscito, della serie: buona la prima!
Vista la croccantezza della sfoglia partecipo anche allo sgranocchiante contest di La Ceci cucina Croc!

 Ingredienti per 3 cocottes
1 scalogno
1 aglio
1 petto di pollo
1 mazzetto di spinacini novelli
2 patate
1 dl di panna fresca
1 uovo
1 confezione di pasta sfoglia
brodo vegetale
olio evo
sale
pepe
origano
semi di sesamo

Preparazione
Appassire l'aglio e lo scalogno tritato, in una casseruola con un po' di olio. Unire il petto di pollo tagliato a dadini, farlo arrosolare bene, poi salare e pepare e metterlo da parte. Versare un mestolino di brodo nel tegame dove si è abbrustolita la carne, sfumare, staccando il fondo di cottura con un cucchiaio di legno, poi aggiungere le patate a dadini, saltarle brevemente, poi portarle a cottura con altro brodo per 20 minuti circa, salare e spolverare con un po' di origano. Due minuti alla fine della cottura  unire gli spinacini puliti e amalgamarli alle patate. Frullare (io ho usato il frullatore a immersione) le patate e gli spinaci, riducendoli a crema. Aggiungere la panna e aggiustare di sale e pepe. Dividere il composto nelle cocotte ed aggiungere i dadini di pollo abbrustoliti. Ritagliare 3 dischi di pasta sfoglia poco più grandi delle tegliette. Inumidirne il bordo e appoggiarci sopra la sfoglia, premendo bene sui bordi per farla aderire.


Spennellare la superficie con l'uovo sbattuto con un goccio di panna e spolverare con i semi di sesamo. Passare in forno a 200°C per 10 minuti, poi abbassare a 180°C e cuocere altri 10 minuti. Col mio vecchio forno a gas, ho dovuto passarle anche al grill per circa 2 minuti.

Qui ha fatto CROC!

venerdì 25 febbraio 2011

Ben mangiare per ben essere - Il finocchio

Si lo so oggi è venerdì e ieri era giovedì....che logica eh! Questa rubrica è del giovedì, ma la redazione (che sarei io), ieri s'è dimenticata completamente che giorno era...la stanchezza, l'età, e chi più ne ha....Scusaaate!

A cura della dot.ssa Ilaria Giangrandi
Esistono due specie di finocchi: quello dolce, di cui si mangia la grossa guaina a grumolo bianco e quello amaro o selvatico di cui si utilizzano soprattutto i germogli o le foglie aromatizzanti. Ovviamente il primo tipo è quello che si trova più facilmente ed in tutte le regioni d’Italia. Quando si acquistano dei finocchi le guaine devono essere carnose e compatte; la parte costituita dalle foglioline verdi deve apparire fresca. I venditori distinguono i finocchi in maschi e femmine, facendo riferimento alla forma che, nel caso del maschio è tondeggiante, nella femmina più allungata. I primi sono più adatti a essere gustati crudi, i secondi si prestano a vari tipi di cottura. Per quanto riguarda le proprietà nutrizionali, il finocchio è uno degli ortaggi meno calorici essendo privo di lipidi ed amidi; è invece ricco di acqua ed oli essenziali che lo rendono molto diuretico e digestivo. Inoltre stimola l’appetito. E’ particolarmente indicato per le donne che allattano perché favorisce la produzione del latte. Inoltre, il finocchio ha un effetto digestivo e lenitivo per l’intestino, poiché contribuisce ad eliminare i gas intestinali. Anche le foglioline verdi che di solito vengono eliminate, sono in realtà preziose: per esempio, tritate ed aggiunte ai legumi, li rendono più digeribili e saporiti. Inoltre il finocchio contiene sostanze dette "fitoestrogeni" che lo rendono utile nella terapia di molti disturbi femminili, in particolare in menopausa.
Pinzimonio
Cari lettori e care lettrici, da queste poche schede capiamo le meraviglie che la natura ci offre per mantenere la nostra salute. Dovete immaginare l’organismo come un grosso computer con una serie di programmi: alcuni di questi possono risultare dannosi e bloccare tutta la macchina se iniziano a “girare”, ad essere eseguiti! Gli alimenti, in particolare frutta e verdura hanno questo potere, di far effettuare i programmi migliori, rendendo silenti quelli cattivi. Sapete questo paragone un po’ goffo a cosa serve? Ad affacciarsi in quella branca importantissima ed emergente della medicina, parte del futuro dell’umanità intera, che è l’epigenetica: parolone per descrivere come l’ambiente, in questo caso l’alimentazione, influenzi l’espressione del nostro patrimonio genetico.
Non seguiamo quindi le cattive compagnie: fast food, bevande gassate e zuccherine tutti i giorni, prodotti da forno a piu’ non posso! Frequentiamo amicizie che ci faranno del bene: frutta e verdura fresche, 5 volte al dì!!........e BUONA SALUTE A TUTTI!

giovedì 24 febbraio 2011

Il mio primo brunch - Parte seconda

Dove ero rimasta? Allora il Mimosa, per cocktail, la Spinach and bacon Strata...ah si...sveglia la domenica alle 6.30...per prima cosa preparare i Bagels, che hanno tempi di lievitazone più lunghi...
Ah...fortunatamente i bagels avevo provato a farli anche una settimana prima, per portarli ad una mia amica, ed ho avuto l'idea di fotografarli, quindi quelli che seguono non sono quelli del brunch, ma almeno li vedrete.....

Bagels di Laurel Evans
Per l'impasto:
540 g di farina
una bustina di lievito di birra secco
300 ml di acqua calda
1 cucchiaio di miele
12 g di sale

Per l'acqua bollente:
1 cucchiaio di zucchero di canna grezzo
1 cucchiaino di bicarbonato
3 litri d'acqua

Per le coperture:
semi di sesamo e di papavero
1 uovo sbattuto con un cucchiaino d'acqua (per me non necessario)

Impastate la farina, il lievito, l'acqua e il miele per circa 4 minuti. Unite il sale e continuate a impastare per altri 7 minuti fino ad ottenere una pasta liscia ed elastica.Trasferite in una ciotola leggermente unta, coprite con la pellicola e mettete da parte finché raddoppia di volume, per circa 30 minuti - 1 ora.
Trasferite l'impasto su una superficie pulita leggermente infarinata. Formate un panetto e dividetelo in 10 pezzi. Formate con ciascuna una palla, poi fateci un buco nel mezzo (io ho usato il manico di un mestolo di legno). Coprite con un canovaccio e lasciate lievitare per circa 15 minuti, non di più.

Scaldate il forno a 180°C. Portate a ebollizione l'acqua con il bicarbonato e lo zucchero (la ricetta di Laurel prevedeva il miele, ma io so che ad alte temperature può sprigionare sostanze tossiche, infatti in altre versione ho trovato lo zucchero). Tuffateci i bagels, uno o due alla volta, girandoli dopo 1 minuto. Trasferiteli su una teglia foderata di carta forno. Sono molto umidi, quindi, secondo me è inutile spennellarli con l'uovo per far attaccare i semi, prendere i bagels e premerli nei semini vari.


Infornate per 20-25 minuti o finchè sono ben dorati. Serviteli con un po' di burro o di formaggio spalmabile. Per 10 bagel.

...to be continued
P.S. Mi sono dimenticata di dirvi la mia soddisfazione più grande: la mia cognatina americana Morgan naturalmente i bagels li conosce molto bene, e li ha mangiati spesso a New York, ma non li ha mai fatti...sapete che mi ha detto? Che erano proprio come quelli "originali" e che voleva la ricetta.........Che satisfaction!

lunedì 21 febbraio 2011

Biscotti con parmigiano, limone e tapenade

Di passaggio, lascio semplicemente una ricetta, augurandovi un buon inizio settimana!
Ecco dei salatini proposti da Sigrid Verbert, per un aperitivo fai da te.

Ingredienti
150 g di farina
90 g di burro
50 g di parmigiano
, 1 limone, sale
per la tapenade
100 g di olive nere snocciolate
1/2 spicchio d'aglio
1 acciuga
1 cucchiaino di capperi
1 cucchiaino d'olio d'oliva


Preparazione
Frullare le olive con l'aglio, i capperi, l'acciuga e l'olio d'oliva fino ad ottenere una pasta omogenea. Mesclare la farina con il parmigiano, la buccia grattugiata del limone e un pizzico di sale. Aggiungere il burro freddo tagliato a dadini e, con le punta della dita, sbriciolare il tutto in modo da incorporare il burro alla farina. Aggiungere uno o due cucchiai d'acqua in modo da formare un impasto compatto. Stendere l'impasto con il matterello, a mezzo cm di spessore. Spalmare la superficie dell'impasto con la tapenade, poi arrotolare l'impasto nella lunghezza, stringendolo delicatamente.Avvolgere il rotolo con della pellicola e lasciar riposare al fresco per unpaio d'oore. Affettare il rotolo a fette di mezzo cm di spessore, disporre i biscotti su una teglia e far cuocere a 180°C per una ventina di minuti. Per circa 20 biscotti.

Con questi biscottini partecipo al contest di AboutFood

venerdì 18 febbraio 2011

Il mio primo brunch - Parte prima

Aggiornamento
Aderisci anche tu alla prima "Campagna in sostegno dell'immagine verace"!!
Siamo stanchi di arista di maiale senza cellulite,
stanchi di crostate alla frutta che scintillano e risotti così opachi e compatti da far impallidire.
Rivogliamo la cucina reale, quella verace.


Domenica scorsa ho avuto la brillante idea di fare un brunch all'americana con (in ordine di apparizione): i miei genitori, mio fratello con la fidanzata americana (oooooooh), i miei suoceri, la zia Maria + me, marito e Polpettina naturalmente. Tutto questo slancio, ovviamente, sempre stimolato dal divertente corso di Laurel a Genova.
E' stato, senza mezzi termini, un vero tour de force, perchè, per i vari impegni del sabato (inderogabile mattinata all'Ikea con i miei, conseguente pulizia di casa il pomeriggio, invito last minute rilassante a cena da amici), poi è saltata tutta la preparazione dei piatti per la domenica. Sabato sono riuscita a preparare soltanto la Spinach and bacon strata, da cuocere il giorno dopo, rimandando il resto dell'organizzazione dei piatti alla mattina successiva. In effetti potevo rinunciare al brunch, offrendo un rassicurante e tradizionale pranzo della domenica...sono stata tentata più volte, mentre alle 18 ero ancora a pulire il bagno...ma poi non potevo deludere le aspettative e la curiosità che ormai il mio "invito americano" aveva suscitato ai miei cari ospiti, così...mi sono fatta forza e ho regolato la sveglia della domenica alle 6.30!!!!
Non vi tedio ancora con le mie mattutine rocambolesce avventure culinarie, tra impasti lievitati, uova in camicia, teglie, padelle, stampi, salse, frittelle e condimenti v
ari...tanto qualcosa affiorerà direttamente dalla descrizione delle ricette.
Un'ultima premessa: purtroppo la documentazione fotografica, lascia a desiderare (diciamo pure che è inesistente), perchè, una volta messe a tavola tutte le pietanze, mi sono seduta e, stravolta, mi sono unita ai miei commensali, pizzicando qua e la da tutte le portate e rispondendo, con non celata soddisfsazione, alle domande curiose su quanto andavano a mangiare, descrivendo la ricetta e elencando gli ingredienti, fino alla domanda fatidica di zia Maria (giunta ormai a metà pranzo): "Claudia, ma le foto le hai già fatte?" Momento interminabile di silenzio e poi rispondo molto tranquillamente, con un piccolo piccolo cenno di disperazione:" No, oddio, me ne sono proprio dimenticata (raccogliendo tutto il mio autocontrollo), vabbè le rifarò la prossima (?????!!??) volta con calma!" "Dai fotografa noi, con le nostre facce soddisfatte, a testimonianza della buona riuscita di tutti i piatti..e quello che ne rimane...per ora!" sbotta la zia Maria per consolarmi.....Mi alzo, pesante come un macigno, prendo la compatta (ancora senza reflex, sì!) e inizio a fotografare i vassoi mezzi vuoti, in attesa di essere ripuliti del tutto....
La faccina soddisfatta nell'angolo di sinistra è di Morgan (l'americana)!
Iniziamo con un cocktail. Un brunch, non si può chiamare tale se non è "annaffiato"con qualcosa di alcolico, nota che lo differenzia principalmente dal breakfast mattutino.

Mimosa
mezzo bicchiere di prosecco
mezzo bicchiere di spremuta di arancia
1 lampone (nota decorativa suggerita da Laurel)
Spinach and bacon strata ricetta di Laurel Evans
Ingredienti
200 g di spinaci crudi
250 g di bacon
1 cipolla tritata
20 g di burro (o olio)
1/2 cucchiaino di sale
1 pizzico di pepe
1 pizzico di noce moscata
120 gi di pane rustico, tagliato a cubetti (io ne ho usato di più, fate a occhio!)
90 g di Gruyére o Hemmental grattugiato grossolanamente
40 g di Parmigiano grattugiato
330 ml di latte
5 uova
1 cucchiaino di senape di Digione in grani

La notte prima
Rosolate il bacon nel burro (o olio), sciolto in una padella capiente, per circa 4/5 minuti. Unite la cipolla e saltate per altri 5 minuti. Aggiungete metà del sale, pepe e noce moscata, poi unite gli spinaci e scottateli per un paio di minuti. Togliete il tutto dal fuoco e mettetelo da parte. In una ciotola sbattete insieme le uova con il latte, e l'altra metà di sale, pepe e noce moscata.
Imburrate abbondantemente una teglia di 23 cm di diametro, sistematevi sul fondo metà del pane, disponetevi sopra metà degli spinaci scottati, e metà di ogni formaggio. Ripetete fino ad esaurire gli ingredienti, poi versateci sopra il composto di uovo. Coprite la teglia con pellicola di plastica e lasciate riposare in frigorifero per almeno 8 ore.
Il giorno dopo
Togliete la torta dal frigo e lasciate a temperatura ambiente per 30 minuti. Poi passate in forno a 180°C per 40 minuti; servite il tortino caldo.
Scusaaaate....anche sfuocato!

Versione pescatarian per Morgan: identico procedimento, senza saltare gli spinaci con il bacon, ma solo con la cipolla, poi a fuoco spento, aggiungere il salmone affumicato a striscioline, nella padella con gli spinaci e far riposare.
...to be continued
Aggiornamento
Qua potrete ammirare la Spinach and bacon strata in tutta la sua interezza, fatta da un'altra mia "compagna di banco", alle lezioni di americanfood, la mitica ElyFla.

giovedì 17 febbraio 2011

Ben mangiare per ben essere - La cima di rapa

Ecco di nuovo, dopo una settimana di assenza per influenza, una scheda utile della dot.ssa Giangrandi.
(Oggi sono molto professionale e sobria nella presentazione).
"La cima di rapa è un ortaggio tipicamente italiano ma, introdotta dagli emigranti, si coltiva anche negli Stati Uniti ed in Australia. In Italia il 95% della superficie coltivata si trova in Lazio, Puglia e Campania. Di essa si consumano le infiorescenze in boccio con le foglie tenere presenti, secondo ricette che in generale fanno riferimento alla tradizione locale nelle diverse regioni. Le rape hanno costituito per milllenni una delle fonti di sopravvivenza per l'uomo agricoltore, poiché, potendosi conservare fino al raccolto successivo, hanno consentito l'accumulo di scorte per i mesi in cui la terra non produceva.
Le rape vere e proprie sono radici ingrossate della Brassica campestris varietà rapa.
Le cime di rapa, invece, sono i racemi ancora non fioriti della Brassica campestris varietà cymosa. La Cima di rapa (nota anche come Broccoletto di rapa) viene coltivata per l'utilizzo delle infiorescenze e della parte tenera del fusto con le foglie, come verdura cotta.. La Rapa (Brassica rapa L) è una crucifera a ciclo biennale (annuale in coltura) originaria della Siberia occidentale. Per la sua caratteristica di vegetare e produrre con basse temperature è considerato un ortaggio autunnale o invernale, di cui si consiglia l'uso per il contenuto in sali minerali, vitamine e fattori antiossidanti. Le cime di rapa sono infatti ricche di calcio, ferro, fosforo, vitamina C, A, B2. Hanno anche un buon contenuto proteico.
Sono un naturale disintossicante per l'organismo. Le proprietà anticancro delle Crocifere (cime di rape, broccoli, cavoli, cavolfiori, cavolini di Bruxelles) sono emerse da studi epidemiologici: più aumenta il consumo quotidiano di crocifere, più diminuiscono i casi di cancro, in particolare quelli del colon e del seno. Il meccanismo d'azione che vi sta alla base è la stimolazione dei meccanismi di difesa, aiuta l'organismo a disintossicarsi ed ad eliminare prodotti chimici nocivi, anche ormoni pericolosi. Le rape però contengono quantità particolarmente elevate di composti che interferiscono con la funzionalità della tiroide perciò va posta attenzione nel consumo (da ridurlo) per quelle persone che soffrono di ipotiroidismo. Per non avere brutte sorprese le infiorescenze delle cime di rapa devono essere chiuse e compatte, senza parti gialle. Le foglie devono essere consistenti al tatto, di un bel colore verde brillante.Vanno ovviamente conservate in frigorifero, nello scomparto della frutta e verdura. Si mantengono per 2-3 giorni. Cotte si conservano per 2 giorni, sempre in frigorifero, accuratamente coperte. Per pulirle selezionate le cimette e le foglie più tenere. Lavatele abbondantemente sotto acqua fresca corrente, facendo molta attenzione a che non restino frammenti di terra. Sono, di solito, abbastanza sporche, un po' come gli spinaci. Buon lavoro e buon appetito!"

 Sigh...purtroppo ancora non ho una ricettina da suggerirvi con le cime di rapa, non le ho mai cucinate (ora mi bacchetta la doc...), ma se ne avete qualcuna voi da linkare, non mi fa altro che piacere!
Smack
Claudia

Ecco i primi link, che alcune amiche blogger hanno consigliato, o addirittura messo a disposizione da una propria ricetta. 
Le orecchiette con cime di rapa segnalate da Lafamevienmangiando
Orecchiette broccoli alici e colatura (dove si può sostituire il broccolo con la cima di rapa) di Cristina
Foto tratta da Poverimabelliebuoni

mercoledì 16 febbraio 2011

San Valentino - Un cuore dolce per il contest


Eccomi...a intermittenza sto scrivendo questo post, solo esclusivamente per quella pazza scatenata di Cuocicucidici...a intermittenza, perchè la mia Polpettina oggi non può vedermi al pc più di 5 minuti di seguito: inizia ad arrampicarsi su di me...mugolando parole incomprensibili ai più...estrapolo le più esplicite..colloooo...è mioooo....bere....tiuttooo....appunto.......................

Arieccomi, se non fosse per la scadenza del maravigliosissimo contest  Hart to Hart (non è un tentativo di aruffianamento, nooooo...), che incombe sulla mia testa come una spada di Damocle.........
Scegliere il cuore da "regalare" è stata dura, ma non per l'alta qualità, al contrario...tutti i cuori che ho cucinato fin'ora non mi soddifacevano per niente, in realtà anche quello scelto alla fine non è niente di particolare, anzi... ma alla fine, visto che per la "forma" non trovavo pace ho optato per il valore simbolico: quale ricetta può meglio rappresentare l'amore, più di un dessert creato per il dulcis in fundo di una romantica cenetta di San Valentino a tre?
Ecco la nostra...olè...
Crema catalana
Ingredienti per 4 coccottine (ho fatto la scorta!)
3,75 dl di latte
125 cl di panna fresca
100 g di zucchero + quello per guarnire
3 tuorli d'uovo
2 cucchiai di maizena
1 stecca di cannella

Preparazione
Ho messo sul fuoco il latte mescolato alla panna, ho immerso la stecca di cannella, poco prima dell'ebollizione ho spento e lasciato in infusione la cannella.
Amalgamare in un altra pentolina i tuorli con lo zucchero, finchè diventano bianchi e spumosi, quindi unire la maizena e la miscela calda di latte e panna, senza cannella. Ho rimesso la pentolina sul fuoco, portando ad ebollizione, sempre mescolando con un mestolo di legno; una volta addensata, travasare la crema in ciotoline individuali da forno.

 Quando la crema si sarà completamente raffreddata, cospargete ogni coppetta con un cucchiaio di zucchero, quindi mettete le cocottine sotto il grill caldo del forno, fino a che lo zucchero avrà formato una crosticina uniforme (questo succederà se non avete un grill antidiluviano come il mio, che macula la superficie dei dolci, a chiazze, invece che creare una bella uniforme crosta color caramello....).

Prontiii....

attentiiiii...

...viaaaa!
...sparita con un Recioto di Soave...solo per i grandi!

martedì 15 febbraio 2011

Dalla Svezia al Maryland....

...passando dal frigo di casa mia, la sera di San Valentino...ok...come inizio è abbastanza arzigogolato...se si tiene conto oltre tutto, che da casa mia poi si va direttamente.....TA TA TA TA....all'MTC di febbraio....finalmente 'ste polpette hanno trovato una collocazione, ma che fatica mentale stavolta...vedi che la semplicità e soprattutto la versatilità del piatto a volte complica invece di facilitare le cose! Comunque tornando a noi...le polpette svedesi si sono un po' americanizzate (per colpa di Laurel e del suo libro), passando però prima dal mio frigo, che non so se è stato un bene o un male, la mia famigliola romanticona però ha gradito molto (vedete i post "valentinosi" precedenti)...ah già, mi sono scordata di dire che la ricetta MTC di questo mese ha fatto parte del mio menù romanticochicleggeroperduemotivi (chi vuole approfondire, gli rispondo privatamente), nel ruolo di secondo piatto. Ok...vi siete stancati/e abbastanza? Ecco la ricetta.

Maryland Crab Cakes con salsa di ribes
(Polpette di granchio del Maryland)
Ingredienti
2 cucchiai di maionese
succo di limone
2 cucchiaini di cipolla tritata
1/2 cucchiaino di salsa Worcester
1 cucchiaino di senape di Digione
una punta di pesto di peperoncino biologico (dal mio frigo)
4 olive taggiasche tritate (dal mio frigo)
1 uovo grande sbattuto
prezzemolo tritato
500 g di polpa di granchio
25 g di cracker sbriciolati
farina q.b.
olio evo

Per la salsa (dal mio frigo e dalla mia dispensa)
1/4 l di panna da montare
1/2 cucchiaio di maizena
1 pizzico di sale
1 cucchiaino di succo di limone
70 g di zucchero
1 pizzico di zenzero
125 g di ribes

Preparazione
Mescolate gli ingredienti (dalla maionese al prezzemolo) in una ciotola e amalgamate bene. Unite i crackers sbriciolati al composto e la polpa di granchi facendo arenzione a non romperla troppo (aggiornamento/dimenticanza*: aggiungete farina quanto basta per rendere l'impasto modellabile e morbido, ma non troppo). Formate delle palline grandi come una noce (la grandezza della noce di solito è inversamente proporzionale alla pazienza dello "chef") e ripassatele nella farina (seconda dimenticanza*).
Scaldate 2 dita di olio in una padella antiaderente e cuocere le polpette poche alla volta, rigirandole, 3/4 minuti per lato, finchè sono dorate.

La salsa di ribes
Unite alla panna, la maizena, il sale, il succo di limone, lo zucchero e portate ad ebollizione, mescolando. Aggiungete il ribes e cuocete per 10 minuti, sempre mescolando. Aggiustate di zenzero, per dare ancora un tocco più asprino alla salsa. Fate attenzione a non farla addensare troppo, comunque è un gusto personale. Tenete comunque conto che raffreddandosi la salsa tende comunque a solidificarsi...

Disporre le polpette al centro del piatto e decorare intorno (più elegantemente di me) con la salsa.

Si nota che era un piatto per San Valentino?
*Scusatemi...mi sono dimenticata il ruolo della farina nella preparazione, questo perchè nella ricetta originale non era prevista, ma non capisco come riescano a non disfarsi le polpette senza infarinarle, forse dipende dalla polpa di granchio...boh!

San Valentino - Il primo

Per questo piatto devo ringraziare le bravissime Pellegrine Artusi, è il primo post che ho letto di loro e ho avuto subito il colpo di fulmine....in realtà non è proprio un primo piatto, lo vedrei meglio come secondo, ma essendoci il riso tra gli ingredienti ed escludendo gli altri piatti scelti...si è trasformato in un "first course" elegante e particolare. Qua troverete la ricetta originale, anche se io l'ho presa tale e quale...magari passate da loro per rifarvi gli occhi, che la mia presentazione lascia un po' a desiderare...ma vi assicuro, che è stato apprezzato molto dalla famiglia...che non bada molto alla forma!

Involtini di spada con riso Venere e arancia

Ingredienti
200 gr di spada affumicato
100 gr di riso venere
2 arance bio
olio evo
sale
20 gr di burro

Preparazione
(riporto tale e quale quella chiara delle Pellegrine)
"Lessare il riso venere, scolarlo e condirlo con il burro,
Con un riga limoni togliere la scorza all’arance e tenerle da parte. Pelare una delle arance a vivo e fare dei filetti.
Costruire gli involtini mettendo all’esterno il pesce spada poi il riso ed al centro il filetto di arancia.
Spremere l’arancia che vi è rimasta e fare un emulsione con olio evo, irrorare con questa i vostri involtini e cospargere di scorzette[...]"

Anche questi involtini, come il timballo di salmone, si possono preparare prima...anzi oggi a pranzo ne ho mangiato uno avanzato e devo dire...che è ancora più gustoso, marinato nell'arancia tutta la notte...quindi...viva la praticità a braccetto con il gusto!
A presto...con il secondo!

Postsanvalentino o il post di San Valentino o post...umi di San Valentino?

Bello il titolo eh...avete notato il triplo senso?!
Stoooop..scusate..rifacciamola...sono le conseguenze di un weekend di fuoco, di San Valentino e delle sconnessioni del mio vecchio pc.....
E stamani sono qua a scrivere come viene, così...di getto, prima che la Polpettina si svegli, per recuperare il tempo "sconnesso".
Ah...guardate in che condizioni....lavoro!

Mmmhm...mi faccio trasportare dall'originalità e anche io, oggi, vi parlo del mio San Valentino...dopo il 14....post...a documentare la seratina romantica di ieri...solo la cena eh!

San Va...velocino!
Vabbè...oggi pigliatemi così...poi se avrete la pazienza e la compassione...e il coraggio, per proseguire la lettura, capirete...
La mattina, la sorvolo, passa veloce (appunto)...con la decisione definitiva del menù, la ricerca nei libri, il tentativo sul web, ma anche la non collaborazione di Word, con il mio archivio delle "vostre ricette mie preferite": apro il file...15 secondi...e si richiude...POP!....Noooo....un incubo, una sono riuscita a stamparla, ma l'antipasto nooo...o meglio solo gli ingredienti....passa il tempo...il dentista mi aspetta (che c....fortuna!), arriva la nonna e scappo...Dal pianerottolo: "Se ce la faccio....faccio la spesa per stasera, mamma!"....ce la fa...ce la fa...nooon ce la fa! Torno vittoriosa dal dentista, perdente dalle compere, ma non prima di essere passata da casa dei miei per stampare la benedetta ricetta del benedetto antipasto per la benedetta cena: stampare...tse...copiare a mano (vedi foto successive)...anche la stampante del nonno aveva i suoi problemi!

Ufff...fine mattina...passo direttamente alle 15.00 in punto (nel frattempo pranzo e spesa), quando mia madre esce dalla camerina di Serena: "Vai dorme, così hai il pomeriggio tranquillo per cucinare!" Graaaazie....almeno fino alle 17 non dovrei avere problemi.
Inizio la preparazione dell'antipasto che come scrive colui da cui ho tratto la ricetta: "Si puo' preparare anche il giorno prima e poi scaldare i timballi e il brodo al micro poco prima di servire"

Ringrazio la Renna per questo piatto, dove troverete la ricetta originale.

Timballo di salmone  in brodo di pesce
(con le mie varianti in corsivo)
Scusate le foto con la compatta...ancora obbiettivo della reflex da sostituire!

Ingredienti per 6 stampini
350 gr di filetto di salmone
200 g formaggio fresco
1 cucchiaino di sale
2 dl panna da montare
2 uova
burro per imburrare gli stampini da forno
un battuto di prezzemolo e cipolline fresche (in sostituzione dell'introvabile erba cipollina fresca)

Per la guarnizione
6 fette di salmone marinato o affumicato
100 gr uova di lompo (in sostituzione delle uova di trota)

Per il brodo
1,5 dl panna da montare
1,5 dl brodo di pesce
1 dl prosecco

Preparazione
Che se proprio non ci capite niente, trovate sempre qua l'originale
























Questo piatto, tra tutti quelli del menù è quello che ha gradito di più la Polpettina e anche il maritino, che comunque, stranamente, ha apprezzato tutto: dall'antipasto al doce...e che cavolo!
Tentativo di corruzione del giudice supremo dell'MTC di Febbraio....fra qualche post arrivano anche le polpette!

venerdì 11 febbraio 2011

Lezioni americane a Genova

Eccomi, dopo un po' di giorni, dovuti a inspiegabile "pigrizia da post", che stranamente e fortunatamente non hanno coinciso con la voglia di sperimentare in cucina. Eccomi ancora qua, con un arretrato di foto-ricette disperse sul pc, sulla macchina fotografica, e anche sulla videocamera...che non so come fare a recuperare seguendo almeno un minimo di ordine e soprattuto a ricordarmi gli ingredienti corrispondenti...non lo so, ma ancora....sono in fase di "pigrizia", spinta a scrivere solo dal desiderio di farmi viva con voi che ogni tanto mi leggete, per salutarvi e dirvi che sono comunque viva al di fuori del blog (non si sa mai!)....Smack!
Anche oggi niente ricette...solo un tentativo di racconto: la mia visita flash a Genova per il corso di Laurel dalla meravigliosa Patrizia. Non vi preoccupate, se ho una dote nello scrivere, è quella della sinteticità...penso.


Impressioni
Sabato 5 febbraio. Sveglia alle 7.30, doccia, ultimi preparativi: il biglietto del treno, cellulare, macchina fotografica, il grembiule...nooo....quello manca...cerco nel cassetto della biancheria, intravedo qualcosa di rosa fragola...Betty Boop andrà bene? Lo prendo, poi si vedrà. Un bacio alla famiglia e via alla stazione. Sono un po' agitata, se si escludono i viaggi da capotreno, è da molto tempo che non mi avventuro da sola in una città sconosciuta per incontrare persone semisconosciute, per partecipare al mio primo corso di cucina.
Il viaggio passa velocemente e tranquillamente, in compagnia del mio ultimo libro, La principessa di ghiaccio di Camilla Lackberg (con l'"a" con l'umlaut, ve lo consiglio!)
Foto tratta da http://www.targatocn.it
 In perfetto orario arrivo a Genova Principe, già dall'architettura interna della stazione intuisco la particolarità della città, i binari sono ad un livello inferiore rispetto al piano terra...un momento di smarrimento, ma poi mi faccio trasportare dal flusso di pendolari, che mi porta al salone della biglietteria, con qualche piccola difficoltà riesco a trovare l'uscita giusta che mi porta nella piazza degli autobus, dove c'era proprio il "mio" 33 che mi aspettava...m'informo velocemente sulla fermata esatta e mi siedo con gli occhi da turista.
Foto tratta da http://www.trovagenova.com/genova/castelletto/
Non so perchè stupidamente m'immaginavo Genova come una grande distesa in pianura di edifici grigi e moderni:  resisto alla tentazione di spiaccicare il naso al finestrino come una bimba, l'autobus inizia a salire lentamente fra le vie ripide e tortuose di questa città, mostrandomi generosamente il blu profondo del mare, che nettamente si accosta all'incredibile azzurro di un cielo primaverile in anticipo. Poi via via che entriamo nel cuore di Genova, scopro un'architettura imponente, insolita per gli occhi di una fiorentina: palazzi eleganti, in stile barocco, che mi hanno rimandato immediatamente alle grandi capitali europee, edifici che lentamente hanno cambiato stile, fino ad assumere quello più sobrio e geometrico, ma sempre elegante, dello stile liberty e post-liberty (chiedo scusa a Patrizia e agli appassionati di storia dell'arte, ma come ho intitolato nel post, sono impressioni).

"Ecco questa è la sua", la voce dell'anziano cortese signore mi riporta alla realtà, e mi indica anche la via esatta. Ringrazio frettolosamente e mi dirigo verso una ripida salita, l'indirizzo è giusto, mi addentro in una viuzza stretta col naso all'insù, si sussuegono maestosi palazzi, alberi e siepi, poi fortunatamente trovo il portone di Patrizia. La chiamo col cellulare (ma come avrei fatto 15 anni fa?) e mi risponde una voce squillante e allegra, che dopo poco prende le sembianze lontane di una sagoma affacciata al balcone qualche piano sopra la mia testa: "Ciao Claudia, sali, al piano.....".
Mi batte forte il cuore, sarà l'architettura dell'edificio (mi sembra un monumento), sarà la novità delle persone....trovo l'ascensore, d'epoca anche quello, con ancora la panca di legno all'interno (bellissimo): appena inizio a scorrere i piani, inizio a sentirmi più tranquilla, come se l'essere dentro quella cabina antica, mi facesse sentire parte integrante di cosa non so...(impressioni). Via via che mi avvicinavo alla "meta", una convinzione si faceva sempre più forte..non so perchè, ma sentivo che ad aspettarmi sul pianerottolo, non sarebbe stata la Melagranata, ma..."Benarrivataaaaa Mamma in pentola!"- Flavia?- Yesss!. Beh, almeno non c'è stato bisogno di rompere il ghiaccio, l'esuberanza di Cuocicucidici mi trascina nell'appartamento, dove finalmente posso conoscere la padrona di casa: una signora minuta, elegante e raffinata, con un sorriso smagliante...devo ammettere che all'inizio mi sono sentita un po' fuori luogo...e che luogo! Ad accogliermi nell'ingresso grande e arioso, un fascio di luce naturale che proveniva dalle grandi finestre dell'appartamento, butto un'occhiata veloce al resto della casa (oltre che di cucina sono appassionata anche all'arredamento) , mentre continuo ad essere "spinta", mi ritrovo in cucina dove riconosco Laurel, una bella ragazza, alta e in salute, capello corto, concentratissima  a preparare tutti gli ingredienti per il corso che sarebbe iniziato di lì a poche ore. Dopo le dovute presentazioni, con ancora lo stomaco in subbuglio, continuo a curiosare intorno come la bimba di prima che voleva spiaccicare il naso sul finestrino del bus: osservo e ascolto...Flaviaaaaaa...la piacevole colonna sonora di questi momenti che hanno preceduto il corso vero e proprio...ogni tanto riesco a chiaccherare anche con Patrizia, che gentilmente, su mia richiesta, mi fa da guida nel suo incantevole e direi...signorile appartamento.
Le due ore, in attesa delle altre partecipanti,  passano piacevolmente, mangiucchiando un po' d'insalata di pollo, gustandosi il meraviglioso panorama dalle grandi finestre (in stile liberty?), curiosando tra gli infiniti libri di cucina, barattoli, spezie, ecc...chiaccherando con Flavia e Patrizia (Laurel era davvero molto impegnata nelle preparazioni, veramente molto professionale), due amiche che più assortite di così...il bianco e il nero, il diavolo e l'acqua santa, la posatezza della seconda che si "accoccola", dolcemente rassegnata, all'effervescenza della prima: un bellissimo esempio di "diversità elettive"....Mentre sono assorta ed immersa piacevolemente in questo clima di allegria e rilassatezza, iniziano ad arrivare le altre partecipanti...ma questa è un'altra storia che potrete trovare qua, qui e di nuovo qua.
Io mi limito a proseguire il mio racconto con le immagini....avevo detto che ero sintetica, noo!?!
Laurel prepara...
La padrona di casa

Divagazioni texane originali....

Iniziamo con una coloratissima mimosa!

Metafotografia: il vero fotografo, Emilio Scoti.

Studenti attente!



Scusate la foto mossa...

...ma il mio uovo in camicia era vivo!

Il mio primo pancake...mosso anche lui, ma non ho scuse simpatiche!
The end...
ma spero...
to be continued
un'altra volta!
Daiiiiii.
Un bacio e un abbraccio.
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